L’emozione della vergogna è un’emozione negativa che rivela la frustrazione dello scopo della buona immagine e/o autoimmagine. La buona immagine (e anche l’auto-immagine, in un meccanismo circolare) è uno scopo la cui funzione adattiva è l’inclusione nel gruppo; la valutazione dell’immagine deve quindi essere riconosciuta e condivisa dal gruppo di riferimento, altrimenti l’inclusione POTREBBE essere minacciata (in realtà questa è una previsione automatica che molte volte non si rivela realistica, almeno nei casi di vergogna patologica). La situazione è abbastanza complessa in quanto il mantenimento dello scopo di una buona immagine e autoimmagine è raggiunto mediante la convergenza di altri scopi, i quali possono differire a seconda dei contesti sociali e relazionali (e.g. pubblico, privato; lavorativo, familiare): potremmo vergognarci di avere la camicia non stirata al lavoro ma non vergognarcene a casa o al bar.
Facciamo un esempio. Consideriamo un impiegato di banca, un suo superiore e la vergogna. Vediamo cosa è necessario che si verifichi nella mente dell’impiegato affinché egli si vergogni di avere la camicia non stirata dinnanzi al suo superiore:
l’impiegato di banca abbia lo scopo di essere valutato positivamente, in termini di immagine, dal suo superiore
che l’impiegato di banca valuti negativamente il fatto di avere la camicia non stirata al lavoro
l’impiegato creda che il suo superiore valuti negativamente il fatto di non avere la camicia stirata al lavoro
che l’impiegato di banca creda di non avere la camicia stirata, o non abbastanza stirata
che l’impiegato di banca creda che il suo superiore sappia, o possa sapere, che l’impiegato (il pensante) non ha la camicia stirata. Cioè credere che il superiore se ne sia accorto
che l’impiegato creda che il suo superiore lo valuti negativamente come persona o come dipendente per il fatto di avere la camicia non stirata
che l’impiegato valuti negativamente se stesso come persona o come dipendente per non avere la camicia stirata
il timore che da tutto ciò possano nascere problemi di accettazione e riconoscimento con quella persona (il superiore in questo caso)
La vergogna si esprime corporalmente e comportamentalmente in varie forme, precisamente mediante:
La postura, piegata, di sottomissione, → non sfido
La posizione della fronte, rivolta verso il basso, → non fronteggio
L’espressione ad occhi bassi, → non combatto
Il rossore del viso → condivido la tua valutazione
Il rossore è uno dei segnali più importanti ed inequivocabili della vergogna in quanto è praticamente istantaneo al motivo della vergogna (mi vergogno di ciò che appena successo), involontario e non dissimulabile. Contrariamente a Darwin, il quale sosteneva che il rossore non fosse un segnale, ma che indicasse solo sforzo di concentrazione su se stessi, in psicologia cognitiva si ritiene che il rossore derivante dalla vergogna abbia scopi determinanti nella vita sociale: il rossore esplicita al superiore che l’impiegato è consapevole della sua mancanza e che ne sta pagando le conseguenze nella forma di una emozione negativa come la vergogna. Questo è il messaggio portato dal rossore. La rilevanza sociale della vergogna consiste nel garantire al gruppo di veder riconosciuti i propri valori dai membri del gruppo stesso e di evitare un eccessivo numero di casi di ostracismo (essendo che l’individuo mostra sincera condivisione di valori e reale penitenza). Se infatti un individuo compie una azione che contravviene ai valori del gruppo e arrossisce, significa che condivide i valori del gruppo e sta scontando un prezzo emotivo per quello che ha fatto. Non è invece vero il contrario, se un persona non arrossisce, e quindi non prova vergogna, non è detto che non condivida i valori del gruppo, potrebbe non essersi accorto di ciò che ha fatto (o di ciò che dimostra), potrebbe non essere a conoscenza dei valori del gruppo, pensare che comunque potrebbe essere perdonato, e altre possibilità ancora.
La vergogna è un’emozione che si manifesta con intensità e frequenza molto variabile da individuo a individuo e da contesto a contesto. A volte è di per sé molto invalidante o è una manifestazione di un disturbo emotivo, in questi casi la psicoterapia cognitivo comportamentale può essere di grande aiuto avendo a disposizione tecniche e strategie per aiutare a gestire questa spiacevole emozione.