Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), che fino a pochi anni fa faceva parte dei disturbi d’ansia, è ora classificato come disturbo indipendente nella categoria “obsessive-compulsive and related disorders”. Come deducibile dal nome stesso, il disturbo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e di compulsioni. Le ossessioni sono attività esclusivamente mentali, involontarie ed intrusive, caratterizzate da un tema più o meno esplicito di minaccia ad uno scopo importante per la persona. Questi pensieri sono frequenti ed indesiderati. Il contenuto oggettivo e valutativo di tali pensieri varia da persona a persona. Alcuni pensieri sono legati a timori di contaminazione da sostanze dannose o schifose, altri riguardano la possibilità di commettere o di desiderare di commettere atti ritenuti immorali o blasfemi, altre volte ancora sono dubbi riguardo l’aver fatto o meno una determinata azione, altre volte sono sensazioni di disagio non meglio specificate. Le compulsioni possono essere sia mentali che agite e sono atti (quindi o mentali o comportamentali) mirati a contrastare, neutralizzare o disarmare la minaccia rappresentata dalle ossessioni. Le compulsioni sono attività generalmente considerate irrazionali o esagerate anche dalla persona stessa che le compie, pur non riuscendo a trattenersi dal compierle spinta dai timori generati dalle ossessioni.
Vediamolo un caso inventato, il caso di Renza (DOC di sottotipo Pulizia e Lavaggi).
Renza va al lavoro, come ogni mattina, ed entra in contatto con una serie di oggetti e persone. A Renza viene il dubbio di poter essere entrata in contatto con sostanze contaminanti o schifose e di poter in seguito contaminare direttamente o indirettamente persone care con sostanze dannose o schifose. Renza in questo momento vede in pericolo il perseguimento dei due scopi centrali nel DOC: 1) proteggersi da contaminazioni e 2) prevenire una colpa. Queste sono le ossessioni. Quando rientra in casa mette in atto una serie di riti al fine di evitare che gli indumenti utilizzati all’esterno entrino in contatto con l’ambiente interno della casa. Inoltre pone molta attenzione nel lavare ripetutamente, un numero alto e preciso di volte, tutte le parti del corpo che hanno avuto contatti diretti con possibili agenti contaminanti. Queste sono delle compulsioni comportamentali (in altri tipi di DOC le compulsioni potrebbero essere riti mentali come la ripetizione di frasi, evocare immagini compensatrici, o il ripercorrere gli eventi cambiandone alcuni particolari ecc.). Renza però valuta criticamente, negativamente le proprie ossessioni e i propri tentativi di soluzione, vede che le stanno rendendo la vita difficile, mettono in difficoltà i suoi cari, e risultano spropositati anche al suo giudizio. Renza decide quindi, coerentemente con questa sua valutazione critica, di chiedere rassicurazioni a cari ed esperti riguardo le possibilità di contaminazione, di evitare comunque il più possibile le occasioni di contaminazione, di eseguire lavaggi “una volta per tutte” o di contenerli, ecc.. Questi comportamenti però si rivelano fattori di mantenimento del disturbo, diminuendo l’esposizione e le controprove, aumentando la focalizzazione sul problema e la ruminazione, o inducendo direttamente le compulsioni.
Come molti approcci psicologici, anche la psicoterapia cognitivo comportamentale ha elaborato dei protocolli con tecniche di comprovata efficacia e fondatezza teorica per affrontare il DOC. Sebbene non sempre, in molti casi si riesce a ridimensionare, gestire o risolvere il problema, a volte anche con l’aiuto di un intervento parallelo farmacologico valutato da uno psichiatra. É stato dimostrato che un intervento psicoterapeutico da solo o in associazione all’uso di farmaci ha una maggior efficacia nel prevenire le ricadute rispetto al solo intervento farmacologico.
Le fasi del trattamento cognitivo comportamentale partono, come sempre dall’inquadramento del problema e la restituzione al paziente, e dalla fase di motivazione e pianificazione del percorso di cambiamento. Il protocollo deve essere rispettato associando, con diverse proporzioni a seconda della fase, di tecniche cognitive a tecniche comportamentali.
É necessario precisare che una certa quantità, soprattutto di ossessioni, ma anche di compulsioni, sono presenti nella vita di ognuno di noi. A volte divengono eccessive, invalidanti e soprattutto strutturate (è il funzionamento interno della mente che caratterizza il DOC, più che la presenza di per se di ossessioni e compulsioni). Quando ci si rende conto che “qualcosa non va e ci impedisce di vivere come vorremmo” allora è sicuramente utile consultare uno psicoterapeuta o uno psichiatra (ma come primo approccio va benissimo anche il medico di base che saprà indirizzarci dal professionista più indicato) per vedere se è il caso di affrontare il problema e come farlo. I campanelli di allarme possono arrivare da noi stessi, rendendoci conto che queste nostre attività mentali e comportamentali non ci fanno bene, o dalla reazione di persone care che potrebbero sottolineare la (apparente) bizzarria delle nostre condotte.