L’espressione “evitamento esperienziale” appartiene ad un particolare approccio psicoterapeutico ad indirizzo cognitivo comportamentle: la ACT. ACT è l’acronimo di Acceptance and Commitment Therapy, la terapia che si basa sui principi di accettazione di impegno.
Con Evitamento Esperienziale si fa riferimento alla attività mentale e comportamentale atta ad evitare o allontanare vissuti privati (esperienze) indesiderati. Tali esperienze possono essere pensieri e ricordi dolorosi, emozioni negative, sensazioni non gradite. Per distanziarci da essi possiamo, per esempio, cercare di scacciare mentalmente determinati pensieri, evitare di frequentare certi luoghi, rinunciare a determinate attività, evitare specifiche persone, che ci fanno esperire emozioni negative per qualche motivo legato ai nostri vissuti.
Questi tentativi, riusciti o meno, di evitamento/allontanamento, sono nella prospettiva ACT all’origine della sofferenza psicologica. L’evitamento esperienziale distoglie l’individuo dal tentativo di realizzare i propri scopi di vita e dal perseguimento di un’esistenza in linea con i propri valori. Nell’ACT è infatti centrale l’assunto che vede ineludibile la controparte negativa di tutto ciò che ha valore nella vita di ognuno. L’individuo, al fine di evitare i vissuti privati indesiderati, adotta strategie e comportamenti che gli precludono la possibilità di perseguire i propri scopi e valori.
Dal punto di vista terapeutico questo problema si affronta in vari modi: l’accettazione delle conseguenze negative, viste come controparte accettabile ed ineludibile di un obiettivo il cui raggiungimento è per noi importante; la decatastrofizzazione, intesa come la rivalutazione delle nostre previsioni in termini più realistici. Altre strategie vengono utilizzate, ma tutte devono essere calibrate sulla persona, sulla sua fase di vita, sulla sua specifica sofferenza.