L’assertività è uno stile relazionale, una modalità strutturata e costante di relazionarsi agli altri. Dal momento che la realizzazione della nostra identità e dei nostri obiettivi, che il nostro benessere psicologico ha una importante componente che dipende dalla gestione delle nostre interazioni con gli altri, il nostro stile relazionale ha un forte impatto sulla nostra vita sociale ma anche sul benessere psicologico.
Lo stile assertivo si differenzia dagli stili aggressivo e passivo e dalle loro interazioni passivo-aggressivo e aggressivo-passivo, nonché, in alcuni autori, da uno stile manipolativo che talvolta si potrebbe invece configurare come una dimensione – la manipolatività – trasversale agli stili non assertivi.
Vediamo di preciso in cosa consiste uno stile relazionale assertivo, quali sono i presupposti cognitivi, e perché tutti noi potremmo trarre vantaggio dallo sviluppo delle abilità che ci permettono di tenere tale stile. Francesca Baggio (2013) asserisce che “l’assertività è (…) quello stile relazionale che permette una chiara e diretta espressione di sé, rispettosa dell’altro e dei suoi bisogni/valori, in modo adeguato e coerente al contesto in cui ci si trova, al fine di perseguire gli obiettivi ricercati”.
Si può dire che, il principale presupposto del comportamento assertivo è il riconoscimento dei diritti e dei valori propri e altrui. Naturalmente si deve considerare che diritti e desideri o bisogni son concetti molo diversi, seppur parte di una dinamica unitaria. Rispettare il diritto di una persona di essere almeno ascoltata, che una sua richiesta sia valutata con onestà e attenzione, non significa che dobbiamo per forza soddisfare tale richiesta. Come una persona ha il diritto di avere delle richieste e di essere ascoltata, anche noi abbiamo il diritto di fare la scelta per noi più opportuna.
Facciamo un esempio: una persona conosciuta da poco ti chiede in prestito la macchina per una mattinata. Ci tieni molto alla tua macchina e non ti fidi a prestarla a questa persona perché non sai di preciso come guida. Un stile relazionale passivo ti porterebbe a sottovalutare i tuoi diritti/valori e a cedere senza troppe frizioni esplicite alla richiesta di questa persona, a soddisfare i suoi bisogni le sue richieste. Uno stile relazionale aggressivo ti porterebbe a sentirti offeso o arrabbiato e negare la richiesta senza valutarla veramente, probabilmente usando toni congruenti con le emozioni esperite e quindi scortesi e poco comprensivi/collaborativi. Uno stile relazionale assertivo ti porterebbe a rifiutarti di prestargli la macchina – per far valere i propri diritti – ma al contempo dimostrarti aperto a capire le esigenze dell’altro e magari ricercare insieme una soluzione alternativa, eventualmente proponendoti per aiutarlo in altro modo, se lo desideri.
Gli stili relazionali passivo e aggressivo portano a vissuti emotivi negativi sia nella relazione sia con se stessi, oltre alla sistematica rinuncia dei propri (passivo) o degli altrui (aggressivo) diritti. Uno stile relazionale assertivo porta ad un senso di dignità personale per aver affermato i propri diritti e ad una salubrità delle relazioni in quanto si ascoltano i diritti altrui.
Lo stile relazionale di unna persona influenza fortemente il suo benessere psicologico e sociale, la propria realizzazione individuale e sociale. Lo stile relazionale assertivo inoltre è fortemente collegato al livello personale di autostima. Questo legame è di tipo circolare: più la mia autostima è solida, più sentirò di avere diritti, e anche di poterli esprimere non aggressivamente, più adotto questo atteggiamento e più rinforzo la mia autostima, vedendomi efficace e coerente con la mia identità.
Vediamo nello specifico quali sono i “diritti” assertivi dei quali stiamo parlando: il diritto di essere se stessi; il diritto di difendere il proprio valore e la propria dignità senza ledere l’integrità altrui; il diritto di chiedere, ma non di pretendere, agli altri ciò di cui si ha bisogno; il diritto di giudicare i propri comportamenti e di assumersi la responsabilità delle conseguenze; il diritto di essere anche illogici; il diritto di non offrire ragioni o scuse per giustificare il proprio comportamento o i propri valori; il diritto di dire “no” senza sentirsi in colpa; il diritto di cambiare opinione; il diritto di valutare se assumersi la responsabilità di trovare soluzioni ai problemi degli altri; il diritto di non rendere sempre al massimo delle proprie responsabilità (adattati da Bauer et al., 2002).
Vediamo che all’interno dei diritti assertivi, che riguardano naturalmente sia noi che i nostri interlocutori, troviamo componenti cognitive (come credenze, principi, valutazioni), emotive (riferimento alle emozioni che seguono ai “no”, per esempio) e comportamentali (dire, riconoscere, aiutare), ne consegue che un percorso di sviluppo delle abilità che permettono uno stile relazionale assertivo debbano prendre in considerazione tutte e tre queste sfere.
La psicologia cognitiva e la psicoterapia cognitivo-comportamentale hanno sviluppato tecniche integrate che affrontano lo stile relazionale e l’autostima, unendo tecniche basate sul dialogo e sul ragionamento a tecniche più comportamentali. Grande giovamento si ottiene, non solo dai percorsi individuali, ma anche dai training di gruppo condotti da psicoterapeuti esperti di assertività.